Se dico obtorto collo io sono mio padre.
Se ti dico poca cima poco marinaio io sono mio padre.
Se ricordo:
Tityre,
tu patulae recubans sub tegmine fagi
silvestrem tenui musam meditaris avena
nos patriae fines et dulcia linquimus arva... io sono mio padre.
Se guardo da dove spira il vento io sono mio padre.
Se mangio una fisherman io sono mio padre.
Se mi guardo i palmi delle mani,
la linea della vita
e quella del cuore e tutte le altre che
le infilzano, le sormontano, le troncano, le tagliano
io sono decisamente mio padre.
Se cerco di aiutarti, se soffro, se piango,
sì sono mio padre.
Se mi verso un bicchiere di garganego
e bevendo il mio palato
e la mia lingua ci ritrovano dentro tutti i sapori di un tempo
e resto in silenzio a pensare;
io sono mio padre.
Se faccio una cosa per te che non ti aspetti qualcuno farebbe
io sono mio padre.
Se ne faccio due, tre e continuo a farne instancabilmente io sono mio padre.
Se mi piace il parmigiano e l'olio sul pane bruschetta,
se aggiungo un pizzico di sale e del peperoncino su ogni cosa
sono proprio mio padre.
Se credo sempre, se non mollo mai,
se sono cocciuto, tenace ma libero e sorrido spesso dei guai
io sono mio padre.
Se mi siedo e guardo al di là del muro,
le montagne davanti a me,
se riconosco le cime,
se vedo quel che un altro neppure nota,
e per i sentieri nei colli non mi perdo,
annuso le piante,
il muschio sulle pietre
e le primule che sfidano la primavera io sono mio padre,
le sue gambe, i suoi occhi ed il suo cuore.
Se tengo in mano un soffione tengo in mano la sua anima
leggera e determinata
ed io sono mio padre.
E se sento chiamare il mio nome,
(se sento chiamare Edo)
se lo sento forte e deciso,
se ha quel senso di bisogno e di amore,
…mio padre è tornato.
Ed io sono mio padre